Author: Prof. Esther Muñiz Espada, Avv. Ph.D. Samuel Bolis
Committee: Agricultural and Enviromental Fraud Committee
Date: 30/01/2024
1. Le proteste degli agricoltori in Europa.
In un contesto internazionale ed europeo di forti cambiamenti come quello che stiamo attraversando, il Green Deal dell’UE ci è stato presentato come una nuova strategia conforme agli attuali criteri del fenomeno globale, all’insegna della sostenibilità e del cambiamento climatico. Questa strategia si inserisce nelle attuali trasformazioni economiche, culturali, geopolitiche e, naturalmente, giuridiche. È così forte che l’obiettivo è di farne una delle politiche più importanti degli ultimi anni. Interessa tutti i settori dell’economia e dell’industria, ma soprattutto quelli più strettamente legati alla transizione ecologica, come l’agricoltura e l’alimentazione, che implica lo sviluppo rurale. Ma a questo proposito occorre chiedersi se questa strategia sia un sostegno o piuttosto un ostacolo agli obiettivi tradizionali della PAC – art. 39 TFUE -, sebbene la nuova PAC abbia dovuto essere allineata con le impegnative misure relative all’ambiente e al cambiamento climatico.
La valutazione di tutto ciò può essere riassunta nell’attuale resistenza del settore agricolo. Questo è prevedibile, poiché i cambiamenti ambientali e l’agenda europea sui cambiamenti climatici vengono portati avanti troppo velocemente.
Gli agricoltori hanno reagito rapidamente. La stampa ha recentemente riportato il malcontento del settore agricolo, ad esempio in Francia, a causa di “costi crescenti, divieti sui pesticidi, concorrenza dei prodotti ucraini, risarcimenti per la crisi sanitaria con ritardi… e una lunga lista di lamentele che hanno stancato la pazienza di un settore che ha deciso di passare in Francia, come in altre parti d’Europa, a un livello più alto di pressione sulle amministrazioni” (ha riportato il quotidiano La Razón il 22-1-2024). Il giornale spiega che “il principale sindacato agricolo (FNSEA) sta pensando di indire una grande protesta nazionale nelle prossime settimane se i colloqui con il nuovo governo francese dovessero arenarsi. Oggi, lunedì [alla data della pubblicazione dell’articolo, n.d.a.] il primo ministro Gabriel Attal incontra il presidente della FNSEA Arnaud Rousseau, in un incontro che dimostra come il governo francese abbia iniziato a reagire ai timori di una grave crisi. In poche ore, l’esecutivo francese ha moltiplicato le azioni e i contatti con il settore, consapevole che il campo potrebbe essere una bomba a orologeria a sette mesi dalle Olimpiadi di Parigi e con la campagna elettorale europea alle porte“, ibidem.
Per quanto riguarda la Spagna, il quotidiano El Norte de Castilla ha riportato il 9 gennaio 2024 che una certa associazione agricola ha annunciato che si mobiliterà per chiedere prezzi di produzione “ragionevoli” fino a quando i costi di produzione saranno accessibili. Si potrebbe dire che ancora una volta si ripete l’eterna battaglia dei prezzi di vendita al prossimo anello sopra i costi di produzione, ora in condizioni sempre più complicate e sempre con la critica di un’eccessiva burocrazia da parte di Bruxelles.
Inoltre, il problema dell’acqua e della sua gestione rappresenta oggi un ulteriore ostacolo, che dovrebbe farci riflettere sul rapporto tra acqua, agricoltura e alimentazione.
Paesi come l’Olanda, la Grecia e la Romania si sono uniti a questo malcontento nel settore agricolo. Ciò ha spinto anche il presidente della Commissione europea, Von der Leyen, a proporre un forum di dialogo strategico per stemperare le proteste nel settore agricolo. Il fatto che il conflitto sia europeo, e non semplicemente locale, è la migliore prova del divario tra il mondo reale e le costruzioni politiche.
2. Le ragioni profonde delle proteste degli agricoltori in Italia.
Anche in Italia stanno prendendo piede le proteste degli agricoltori che, con le loro manifestazioni, stanno bloccando le principali tratte viarie autostradali della penisola con i propri trattori per manifestare il proprio dissenso. Le ragioni delle proteste sono indirizzate nei confronti dell’ “aumento sproporzionato del prezzo del gasolio agricolo e delle materie prime, la concorrenza sleale dei prodotti internazionali e le politiche dell’Unione europea che favoriscono la vendita di prodotti non salubri, come la carne sintetica”[1]. Ascoltando le piazze, pare che i protestanti vedano proprio nell’Unione europea – la cui bandiera è stata simbolicamente bruciata in occasione di uno dei sit-in[2] – la causa della contrazione del proprio tenore economico.
A ben vedere, però, le ragioni sono più profonde e sono in gran parte da ricercare nella politica fiscale nazionale che, purtroppo, non riesce a sostenere i redditi dei lavoratori di questo comparto. La necessità di contenere il rigore dei conti pubblici ha portato il Governo italiano a tagliare importanti benefici fiscali: la legge di bilancio 2024, se da un lato ha introdotto un Fondo per le emergenze in agricoltura da 100 milioni di euro all’anno ed esteso il già esistente Fondo di solidarietà nazionale a sostegno delle imprese agricole, da un altro lato ha tagliato gli sgravi fiscali da tempo esistenti ed introdotto nuove tasse. In particolare è stata tolta l’esenzione dall’imposta sui redditi dominicale e agrario dei terreni condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali ed al contempo è stata introdotta una nuova tassazione progressiva avente ad oggetto il corrispettivo percepito a fronte della costituzione di un diritto di superficie (contratto solitamente utilizzato per l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici)[3].
Insomma, a ben vedere, sono proprio le politiche fiscali nazionali che stanno comprimendo i redditi degli operatori del settore e non, invece, le politiche europee nel comparto agrario che ancora oggi rivestono un importante ruolo nella redistribuzione del prelievo fiscale unionale a sostegno delle categorie sociali operanti nel mondo dell’agricoltura.
3. Il ruolo di EPPO nella preservazione delle risorse destinate alla PAC.
La Politica Agricola Comune persegue, sin dal suo varo avvenuto nel 1962, il sostenimento del reddito dei lavoratori agricoli che, ancora oggi, è inferiore di circa il 40% rispetto ai redditi non agricoli[4].
Come noto, gli strumenti attraverso i quali la PAC operano sono principalmente costituiti dalle misure di sviluppo rurale (FEASR, FEOGA) ed i pagamenti diretti: nel periodo 2018‑2020, i pagamenti diretti nell’UE‑27 sono ammontati in media a 38,5 miliardi di euro annui; la spesa sostenuta dal bilancio UE per le misure di mercato e lo sviluppo rurale è stata rispettivamente in media 2,7 e 13,1 miliardi di euro. Il bilancio UE per il periodo 2021-2027[5] prevede complessivamente uno stanziamento di 378.532,3 milioni di euro a disposizione dei beneficiari della PAC, pari al 31% del bilancio totale dell’Unione. Le misure di sviluppo rurale della PAC beneficeranno inoltre delle risorse aggiuntive del programma Next Generation EU per finanziare la ripresa economica e sociale a seguito della crisi della COVID-19 (8.070,5 milioni di euro. L’importo totale degli impegni della PAC per il periodo 2021-2027 è dunque fissato a 386.602,8 milioni di euro.
Purtroppo tali fondi sono intaccati dalle frodi che incidono sulla loro regolare ripartizione: anche se l’impatto finanziario delle irregolarità fraudolente relative alla PAC è generalmente contenuto, nel periodo 2016‑2020 esso è ammontato allo 0,09 % dei pagamenti totali della PAC. In questo quinquennio le frodi nel settore della PAC sono state complessivamente pari a 226.529.858 euro, pari al 10,9% delle frodi complessivamente rilevate nel bilancio UE[6].
[1] Si veda l’Agenzia stampa difusa dall’ANSA nazionale in data 22 gennaio 2024.
[2] Si veda l’Agenzia stampa diffusa dall’ANSA nazionale in data 28 gennaio 2024.
[3] La legge di Bilancio per l’anno fiscale 2024 è contenuta nella Legge 30 dicembre 2023, n. 213.
[4] Si vedano i dati della DG Agricoltura della Commissione europea rinvenibili sul sito istituzionale.
[5] L’attuale quadro finanziario pluriennale è stato definito con il regolamento (UE, Euratom) 2020/2093 e dall’accordo interistituzionale in materia di bilancio, entrambi pubblicati in GU L 433 I del 22.12.2020.
[6] Fonte: “La risposta della Commissione alle frodi nella politica agricola comune – È ora di affrontare il problema alla radice”, p. 15, Tabella 1, Relazione speciale n. 14/2022 della Corte dei Conti UE.
Nel periodo intercorrente tra il 2012 ed il 2022, solo per quanto concerne l’Italia, sono stati svolti nr. 2.127 accertamenti su contributi fraudolenti recuperando circa 99,6 milioni di euro[7]: come previsto dal Regolamento, questi importi sono poi riversati nei fondi di origine per essere poi riallocati[8].
Tali numeri, pure significativi, sono destinati ad aumentare grazie al contributo dato dalla Procura europea al contrasto delle frodi PAC per tutelare gli interessi finanziari dell’Unione: nel corso del 2022 EPPO ha complessivamente condotto[8] ben 231 indagini penali nel settore del contrasto alle frodi PAC.
4. Opportunità di riforma della Politica Agricola Comune.
Di fronte a tutto questo, la soluzione non è che i responsabili delle amministrazioni visitino le aziende agricole o inaugurino fiere agricole o zootecniche, che in ogni caso non saranno superflue; ciò che va fatto era già stato spiegato nel XVIII secolo da Jovellanos, quando disse, come siamo soliti citare, che il futuro dell’agricoltura dipende direttamente dalle leggi. Una revisione legislativa della legislazione agricola è ancora da fare, almeno in Spagna e in Italia, o almeno è già urgente fare il punto sui risultati dell’applicazione delle principali norme e determinare come si stanno producendo i loro effetti, dove è necessario intervenire e correggere, e come modificare o cosa sopprimere. Per cominciare, si sarebbe dovuta fare una riflessione seria e profonda sulla nota “Agenda 2030” con un impatto sull’ambiente agricolo.
[7] Si veda la Relazione annuale 2022 del COLAF, p. 170.
[8] Si veda, ad esempio, il Regolamento (UE) 1306/2016, considerando: (37) “In caso di recupero di importi versati dal FEAGA, le somme recuperate dovrebbero essere rimborsate a tale Fondo, se si tratta di spese non conformi al diritto dell’Unione e a cui non si ha diritto. Per dare il tempo sufficiente per svolgere tutti i procedimenti amministrativi necessari, inclusi i controlli interni, gli Stati membri dovrebbero chiedere al beneficiario la restituzione entro 18 mesi dalla data alla quale l’Organismo pagatore o l’Ente incaricato del recupero ha adottato e, se del caso, ricevuto una relazione di controllo o un documento analogo che indica che si è verificata un’irregolarità”.
[9] Si veda la Relazione annuale 2022, p. 13.