Author: Marina Palmulli
Commitee: Real Estate
Date: 28/04/2024
La cronaca di due settimane fa si è focalizzata su un evento che ha scosso uno dei quartieri più in voga negli ultimi anni a Milano. Il quartiere Isola, che da qualche tempo è uno dei più richiesti a Milano per una continua e veloce riqualificazione dal punto di vista urbanistico, edilizio e commerciale, una mattina di aprile si è risvegliato con i riflettori puntati non per il suo ritrovato charme, non per essere un quartiere in forte crescita, ma per un episodio legato alla criminalità organizzata.
Una storia che inizia molti anni fa, cresciuta in sordina ed esplosa grazie alle indagini della DDA di Milano e portata alla luce dal blitz della Guardia di Finanza che ha operato 14 arresti e il sequestro di società di capitali, titolari di esercizi commerciali di somministrazione di cibi e bevande, i cui titolari dichiaravano redditi troppo distanti dal valore delle attività commerciali amministrate.
L’infiltrazione nei locali di intrattenimento del panorama della movida milanese avveniva tramite un referente che acquisiva e gestiva numerosi locali con numerosi prestanome che si intestavano fittiziamente la titolarità degli esercizi commerciali. Dietro alle persone arrestate il clan Piromalli di Gioia Tauro.
Partiamo dall’inizio. Il cognome Piromalli, forse a molti non dirà molto, ma io l’ho sentito nominare già nel 2018, mentre frequentavo un corso di perfezionamento sugli scenari internazionali di criminalità organizzata, partecipando ad un incontro della Procuratrice Antimafia Alessandra Dolci con un gruppo di imprenditori, commercianti del settore ristorazione, di Milano. Molti di loro avevano visto nel giro di poco tempo cambiare di mano la proprietà e la gestione di locali nella propria zona a scapito delle proprie attività, ma qualcosa non quadrava. Il fatturato delle aziende di ristorazione che da anni lavoravano in quelle zone stava calando, i prezzi dei nuovi arrivati erano concorrenziali, e la clientela iniziava a calare. Ma le nuove attività non avevano lunga vita.
C’era un continuo ricambio, lunghi tempi di ristrutturazione dei locali, personale non qualificato, niente di eccezionale. Eppure, già allora, quindi già prima dell’abbuffata di attività in crisi da parte della criminalità organizzata coinciso con la crisi della ristorazione nel periodo del Covid e ben evidenziata dalla Commissione europea nel 2022,1 si erano accesi i riflettori della procura su queste anomalie.
E numerosi erano stati i sequestri di locali, disseminati tra la città e la provincia, riconducibili a cosche e ‘ndrine precise. Ecco lì per la prima volta ho sentito il cognome che oggi torna alla ribalta della cronaca: Piromalli. Mi è rimasto impresso, come altri che la Procuratrice Dolci citava collegandoli ad un’attività commerciale precisa, un territorio preciso, una famiglia precisa. Una mappa inquietante che andava dalla centralissima zona Duomo alla prima fascia di comuni che costituiscono l’hinterland milanese.
Nel caso dei locali della movida, l’indagine riguardava il territorio nazionale, specificatamente il territorio di Milano.
Ma la storia della presenza della criminalità organizzata in Lombardia non è nuova, anche se nel corso dei decenni ha cambiato pelle. Criminalità organizzata legata alle famiglie d’origine provenienti da un determinato luogo d’origine. Ormai internazionale, e pertanto altamente pericolosa, si serve delle attività commerciali al nord per riciclare gli ingenti proventi di attività criminali, soprattutto traffico di droga, specialmente nei settori immobiliari, delle attività turistiche e commerciali.2
Particolarmente abile nell’impadronirsi di aziende operanti nell’economia legale, in una relazione della DIA sono state identificate le aree e i settori d’interesse per la ‘ndrangheta (e la conseguente pericolosità e numerose sono le aree di interesse per le competenze della Procura europea (tra queste gestione fondi strutturali, agricoltura e filiera alimentare, edilizia e movimento terra, produzione energie alternative, immissioni di capitali in attività commerciali). 3
Procure, Guardia di Finanza, DIA, già molte volte si sono occupati dei Piromalli, già sono state individuate in passato attività transnazionali riconducibili agli affari dei Piromalli in ambito europeo e non solo. Ma anche solo qualche anno fa non era ancora operativa la Procura europea. Ora EPPO esiste ed è operativa.
[1] https://eur-lex.europa.eu/legalcontent/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:52022SC0344
[2] DIA, Relazione Semestrale al Parlamento, II semestre 2014 p. 67
[3] Ibidem